FUNE DI VINCOLO

SI PRECISA CHE QUANTO ESPOSTO NEGLI ARTICOLI NON RAPPRESENTA, E NON PUÒ RAPPRESENTARE, NÈ LE POSIZIONI DELLA SEZIONE DI ROMA NÈ TANTOMENO QUELLE DELL'ASSOCIAZIONE, MA COSTITUISCONO MERAMENTE OPINIONI RIFERIBILI AL SOLO AUTORE.

Vanda Bertone

che l'ha conosciuta e avuta alle sue dipendenze.

L’AUSILIARIA S.A.F. VANDA BERTONI

Se il Capitano Bonola fu l'uomo giusto per risolvere i problemi di indole legale e aiutare i paracadutisti in prigione e Don Zinaghi l'uomo del Signore per lenire il dolore delle madri e rafforzare la fede, Vanda Bertoni, ausiliaria del S.A.F. nel 3° Btg., fu il cuore grande e generoso necessario per collegare, sostenere e aiutare tutti coloro che languivano nelle prigioni, soffrivano nella latitanza, pronta sempre a sensibilizzare quelli che erano rimasti fuori, spronarli affinchè offrissero il loro contributo di fede, di sostegno morale ed economico ai fratelli più sfortunati.

Solo una donna di così elevati sentimenti, capace di grandi impulsi ed azioni, altruista e premurosa, può esprimere armoniosamente sentimenti umani, equilibrio affettivo, motivi delicati e giusta misura per assolvere, con pienezza di risultati, la grande, impegnativa missione che per quarant'anni ha svolto e sta ancora svolgendo Vanda Bertoni, per i morti e per i vivi.
Quante centinaia, forse migliaia di lettere ha scritto in ogni parte d'Italia per tessere mirabilmente la trama della solidarietà umana, quanti viaggi in treno, in tram, in corriera, in bicicletta e a piedi ha fatto per collegare e saldare i fili lontani ma tenaci della nostra grande famiglia, per riannodare vincoli, unire ancor più intenti e propositi, traducendo in aspetti concreti, con tenacia o con un sorriso dolce e accattivante, le intenzioni, le promesse affinché non rimanessero solo buoni proponimenti, trasformando l'entusiasmo, bello ma irrazionale, in un atto positivo e per ognuno ha avuto un ringraziamento, una parola, un gesto di solidale impegno, ricevendo in cambio, da tutti, sentimenti, consensi, stima ed ammirazione.

Quanti fratelli imprigionati hanno ricevuto da Vanda una riga di conforto, un segno di solidarietà, un motivo di speranza, un incitamento a resistere, a non disperare nella giustizia, negli uomini onesti e generosi che, grazie a Dio, allignano ancora in questa nostra Italia amata e vilipesa, che operarono anche in quegli anni buii che sapevano di medio evo e di inquisizione politica.

Nessuno di noi potrà mai dimenticare questo apostolato incredibile iniziato a vent'anni e non ancora terminato, nessuno potrà mai ricompensare questa nostra splendida e amata sorella paracadutista fra i paracadutisti in misura proporzionata alla missione affrontata, ai risultati ottenuti sia morali che umani.

Quando la triste parentesi del settarismo giudiziario si chiuse, seppellita finalmente dalla insopprimibile verità, Vanda Bertoni non smobilitò ma si dedicò ad una nuova e non meno encomiabile missione: ritrovare i resti di coloro che caddero nelle contrade del Piemonte e della Lombardia, identificarli, dar loro onorata sepoltura nel Sacrario dei paracadutisti di Tradate, sorto nel frattempo per volere dei superstiti, dare alle madri motivo struggente e pietoso di deporre un fiore sul sacello dei loro ragazzi e dire una preghiera.

Un compito eguale a quello assolto a Roma dalle madri dei caduti di Nettuno e dell'Acqua Buona e da altri paracadutisti, per riformare idealmente i ranghi del reggimento, far ritrovare assieme ai vivi i morti, dare agli ignori un nome e un degno posto dove riposare in pace per l'eternità. Tutto questo grande patrimonio morale lo dobbiamo a Vanda, alla sua missione, alla sua tenacia, al suo amore, alla sua fede. Al riposo barattato con la fatica, alla giovinezza offerta generosamente e disinteressatamente, anno dietro anno, in cambio del ritrovamento della salma di un Caduto, del ringraziamento commosso di una madre o di un compagno d'armi, del premio senza prezzo di poter collocare nel giusto riposo del Signore, ciò che restava di una vita stroncata a vent'anni.

Tutto questo dobbiamo a Vanda Bertoni, ed altro ancora.
Insignita giustamente per la sua umanitaria missione di fratellanza e d'amore della Stella al Merito della Bontà, nominata meritatamente Cavaliere dell'O.M.R.I., paracadutista con diversi lanci, Vanda rappresenta ancora oggi, per tutti noi, un simbolo di ciò che una donna coraggiosa e armata solo della fede, della volontà e di grandi sentimenti è in grado di realizzare.

Nessuna ricompensa è adeguata come ringraziamento per questa lunga missione di fede e d'amore, ma se tu, Vanda, ti accontenti del nostro affetto, della nostra riconoscenza e della grande stima che ti portiamo puoi sentirti felice, serena e interamente appagata.

Edoardo Sala

A.N.P.d'I. sez. di Roma

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