FUNE DI VINCOLO

SI PRECISA CHE QUANTO ESPOSTO NEGLI ARTICOLI NON RAPPRESENTA, E NON PUÒ RAPPRESENTARE, NÈ LE POSIZIONI DELLA SEZIONE DI ROMA NÈ TANTOMENO QUELLE DELL'ASSOCIAZIONE, MA COSTITUISCONO MERAMENTE OPINIONI RIFERIBILI AL SOLO AUTORE.

Le nostre radici

Spesso si sente parlare o si legge di “radici della nostra cultura”, intendendo significare con questo lemma le basi fondanti del cosiddetto pensiero occidentale, e quindi, almeno ancora ad oggi , anche della società e nazione Italia. E fin qui niente da eccepire: quest’uso della parola “radici” si rivela di pregnante efficacia comunicativa. Il termine evoca infatti alla nostra mente l’immagine di un albero che, spingendo il suo apparato radicale nel suolo,  trae dallo stesso le  sostanze nutritive indispensabili al suo sviluppo e la solidità necessaria per opporsi agli assalti delle intemperie. La sua gigantesca chioma, che frantuma la luce solare in incessanti bagliori, che ondeggia mollemente sotto spinta del vento e canta sommessa nelle giornate di pioggia,  è frutto del paziente lavoro di quelle radici che furono, all’inizio, spinta vitale del suo primordiale nascere e poi  strumento insostituibile del meraviglioso miracolo della sua crescita quotidiana.

Quale metafora più calzante!

Ma, meno spesso, si riflette a sufficienza sui significati e le implicazioni che si legano a questa parola quando riferita alla storia ed alla cultura del nostro Paese.

Siamo nell’anno 430 a.c.,  è da poco divampata la guerra, che durerà quasi trenta anni, tra Sparta e Atene, il popolo ateniese è raccolto in lutto nell’agora e Pericle prende la parola per recitare l’orazione funebre sulle salme dei primi soldati  riportati in Patria.

Così inizia la sua allocuzione il condottiero ateniese “ abbiamo un sistema che si chiama democrazia perché coinvolge nelle sue decisioni la maggioranza dei cittadini “ e prosegue “ nelle controversie private hanno tutti gli stessi diritti; la autorità si conquista per mezzo del proprio prestigio; si accede e si è preferiti alle cariche pubbliche non per il partito di appartenenza ma per merito;  l’eventuale giovamento del singolo per la società non è valutato né in base alla ricchezza né in base alla nobiltà dei natali …… amiamo l’avvenenza della semplicità, la cultura dello spirito purché non travalichi nella debolezza…….. Chi si disinteressa della politica deve essere giudicato non persona pacifica, ma persona inutile .. “

In queste poche parole troviamo sintetizzato il modello greco che ha informato di sé le civiltà mediterranee. E’ nell’alveo di questo luminoso ed singolare modello che sono nati i templi e i musei, le terme e le arene, la grammatica e l’arte del combattimento, la filosofia e la tragedia, l’amore per la propria città e per la libertà,  il rispetto di sé e del prossimo, la riflessione sul valore della vita e della morte : ἢν μὲν γὰρ ἐθέλωμεν ...

Un modello paradigmatico che informerà di sé la società e la cultura romana (Graecia capta ferum victorem cepit et artes inulit agresti Latio), che, nello spazio geografico del nostro paese, troverà, ulteriore sviluppo nel sistema organizzativo dell’impero di Augusto, nel diritto di Giustiniano, sarà successivamente modernizzato alla corte di Lorenzo il Magnifico,  e arricchito dalla creatività poliedrica di un Leonardo da Vinci e di un Michelangelo fino a giungere ai giorni nostri in una linea di continuità mai statica ma pressochè ininterrotta.

Nel percorso della storia del mondo occidentale, questo modello ha rappresentato il “primum movens “  il “soffio vitale “, il cuore pulsante di quella modalità di guardare alla realtà esterna e all’uomo, che rivendica la supremazia della ragione ed il valore insopprimibile dell’individuo, esalta per ciò stesso il lavoro dell’intelletto e riconosce disciplina e impegno come virtù costruttive della vita del singolo e della collettività.

E’ da questa prospettiva che prendono corpo e si trasformano successivamente l’arte, la saggezza e il diritto. La attività mentale si esprime attraverso l’evolversi della filosofia, politica  arte, scienze.

L’uomo, nella preistoria, in un percorso evolutivo durato milioni di anni, aveva creato se stesso come specie unica sul pianeta; i Greci lo hanno ricreato quale dominatore del sistema universale grazie al pensiero e all’azione di uomini eccezionali come Socrate, Platone, Aristotele, Eschilo, Pindaro, Demostene, Lisippo, Mirone e altri. Ognuno di questi geni, ciascuno nell’ambito della propria disciplina, contribuirono a dare all’uomo un senso e un significato nuovi attraverso l’esplorazione di insondati e sconfinati spazi di bellezza e di verità. Vengono così prospettati i privilegi della convivenza civile,  teorizzata l’idea che l’uomo sia in grado di incidere sul proprio destino, che la grandezza dell’animo umano possa concorrere con quella della terra e del cielo e, infine, che l’uomo sia, tra gli essere viventi, quello in grado di conferire un senso alla propria esistenza e di gareggiare con gli dei  uscendone, perché no, talvolta vincitore. In una parola mentre in seguito saranno i profeti – Mosè , Buddha , Zarathustra- a proporsi quali mediatori con il soprannaturale, nel mondo greco è il singolo ad interfacciarsi direttamente con la divinità, così come con la natura e i propri simili.

Questa preminente affermazione dei valori del singolo non può essere interpretata come evento storico casuale oppure frutto di fortuite e fortunose coincidenze, bensì come prodotto coerente della partecipazione attiva alla vita della “polis”, favorita dalle dimensioni di quest’ultima (la polis greca è luminoso esempio di democrazia reale e non rappresentativa), delle strutture collettive pensate in funzione della cultura e della sanità del corpo, del disprezzo nutrito per la corsa alla ricchezza materiale, della predisposizione ad optare per le gioie semplici della vita quotidiana, anziché quelle proprie di una esistenza contraffatta, dell’attitudine alla ricerca del bello e della verità. In sintesi , un sistema di pensiero e un coerente modello di vita tale da conciliare  l’intuizione e la riflessione, il metodo induttivo e quello deduttivo,  la formazione scientifica e la formazione artistica, il lavoro intellettuale e la cultura dell’attivismo competitivo.  Educazione del corpo ed educazione dello spirito  non erano considerate alternative ma complementari per raggiungere la perfezione umana.

Il mondo greco dunque si poneva agli antipodi della nostra attuale “inciviltà” dove tutto – famiglia, scuola, organizzazione societaria concorrono (meglio sarebbe dire cospirano) a trasformare l’individuo in una avida macchina finalizzata al consumo compulsivo e insensato. Una macchina che tutto travolge nel suo cammino perché mossa da priorità diverse dall’etica dell’io, dal rispetto dei propri simile, dall’attaccamento alla propria nazione, dal senso della solidarietà autentica e non solo gridata, dalla volontà di contribuire al bene comune. Un individualismo sfrenato che è il risvolto negativo della valorizzazione dell’individuo propria della cultura greca, perché  non poggia  sulla forza illuminante della ragione ma solo su un cieco e bieco egoismo.

La felicità dei singoli cittadini e della polis non era rappresentata dall’aggiungere altro a quanto già posseduto, ma di arricchire quanto posseduto di nuovi, affascinanti significati tramite l’educazione della mente e del corpo. Valorizzare l’immateriale, dotando di sensi immateriali la concretezza di ciò che è. Leggere oltre la materialità dell’esistenza.

La nostra comunità, quella che i nostri predecessori hanno edificato in 75 anni di storia e che noi oggi teniamo ben salda ed aderente agli originari ideali,  da sempre attinge al sistema di valori che costituirono verità certe per la civiltà greca e ne alimentarono lo spirito, su quei principi è costruito il nostro essere paracadutisti, di essi abbiamo fatto guida costante del nostro agire nella vita personale e collettiva, faro sempre acceso anche nell’oscurità dei tempi difficili. Perciò, nel dilagante allontanamento dai sacri valori verso derive materialiste, noi siamo fieri di non aver mai rinnegato le radici e di aver tenacemente difeso le nostre tradizioni.

Il mondo attuale si è incamminato per strade diverse, segue il percorso indicato da altre comete, coltiva altri miti, insegue  mete nelle quali noi non possiamo riconoscerci in alcun modo. Forse ben poco ci è possibile fare per  invertire questa generale tendenza ma, se il nostro modello di vita e di pensiero potrà essere di esempio e stimolo al recupero di autentici valori anche per pochi, fosse pure per un solo uomo, ne andremo orgogliosi, certi di aver fatto la cosa giusta. “ Etiam si omnes , ego non “.

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